Basilica Santa Sabina all' Aventino

(Esterno della Basilica Santa Sabina all'Aventino / Foto di Agniulka licensed under CC BY-SA 3.0)

Basilica Santa Sabina all' Aventino

Nei pressi del Giardino degli Aranci vi è la Basilica di Santa Sabina all’Aventino, creata nel 1614 aprendo un varco nella fortezza dei Savelli (sul muro a destra, “fontana”, con vasca termale antica in granito sormontata da un mascherone, su disegno di Giacomo Della Porta): su essa prospetta il quattrocentesco portico laterale, a tre arcate su colonne antiche dai bei capitelli corinzi, della chiesa, il tipo più perfetto di basilica cristiana del V secolo. Fondata nel 425 da Pietro d’Illiria su un “titulus Sabinae” sorto probabilmente nella casa di un’omonima matrona identificata con la santa umbra, fu ultimata da papa Sisto III, restaurata da papa Leone III, arricchita da papa Eugenio II (824), inglobata nel X secolo nei bastioni imperiali presidiati dai Crescenzi e nel 1222 ceduta a San Domenico da papa Onorio III (dell’epoca sono il “campanile” mozzato nel ‘600 e il chiostro). Dopo i restauri del 1441 e del 1481, nel 1587 Domenico Fontana, per incarico di Papa Sisto V, e nel 1643 Francesco Borromini alterarono profondamente l’interno: in due riprese (1914-1919 e 1936-1937) Antonio Munoz, con la sistematica eliminazione delle sovrapposizioni del Fontana, riportò la chiesa alle forme originarie. Nell’atrio, ad arcate sostenute da colonne antiche (quattro in marmo giallo scanalate a spirale e altrettante in granito), sono raccolti materiali di spoglio della chiesa provenienti dagli scavi effettuati durante i lavori di ripristino della stessa: transenne originale delle finestre, sarcofagi di età imperiale e cristiani e, sul fondo, monumentale “statua di Santa Rosa da Lima” (1668). Il "Portale Maggiore", dalla bella cornice classica in marmo, è dotato di preziosi battenti in cipresso della seconda metà del V secolo: una splendida cornice traforata a racemi e animali lo spartisce in 28 riquadri a rilievo (10 perduti), disposti secondo un restauro del 1836, con scene del Vecchio e del Nuovo Testamento illustranti il parallelismo tra Mosè (la Legge) e Cristo (il Vangelo). Procedendo dall’alto in basso e da sinistra: 1/a fila, “Crocifissione”, con occhi aperti e senza nimbo (una delle più antiche rappresentazioni del genere), “Moltiplicazione dei pani e dei pesci”, “Guarigione del cieco nato”, “Nozze di Cana”, “Cristo rimprovera Tommaso”, “vita di Mosè” (tre episodi), “Cristo condannato da Pilato”. 2/a fila, “L’angelo e le donne al sepolcro”, “Mosè e gli Ebrei nel deserto” (quattro episodi), “Cristo risorto appare alle due Marie”, “scena d’acclamazione”, “Epifania”. 3/a fila, “Ascensione”, “Cristo preannuncia la negazione di Pietro”, “Mosè e l’esodo dall’Egitto” (tre episodi). 4/a fila, “Cristo sulla via di Emmaus”, “Trionfo di Cristo e della Chiesa”, Abacuc vola verso Daniele”, Ascensione di Elia”, “Cristo dinnanzi a Caifa”.

ORARI E INDIRIZZI:
Piazza Pietro d’Illiria, 1 - Aperta tutti i giorni dalle ore 7:15 alle ore 20:00 - Per informazioni Tel. 06.579401

COME ARRIVARCI:
BUS 51, 81, 85, 87, 118, 160, 628, 715 (fermata GRECA)

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(Basilica di Santa Balbina all’Aventino / Foto di ThePhotografer licensed under CC BY-SA 4.0)

Basilica Santa Sabina all' Aventino

Il solenne e luminosissimo interno della Basilica, a tre navate di classiche proporzioni divise da 24 colonne corinzie sorreggenti archi - forse per la prima volta tra le basiliche romane - richiama i prototipi ravennati. Dei ricchissimi mosaici che decoravano la chiesa rimane, sopra la porta, un frammento con “iscrizione” metrica a lettere d’oro in capitale monumentale filocaliano, attribuita a Paolino da Nola, con il ricordo di Pietro d’Illiria, costruttore della chiesa di papa Celestino I, sotto il cui pontificato fu edificata, e del concilio di Efeso (431); due figura femminili simboleggiano a destra l’ “Ecclesia ex gentibus” (di origine pagana) e a sinistra l’ “Ecclesia ex circumcisione” (di origine ebraica). Navata Centrale (soffitto ligneo del 1936), sopra e ai lati delle arcate, “fregio” pregevolissimo in opus sectile (V-VI secolo) a specchi rossi e verdi. Nel pavimento, “lastra tombale di frà Munoz di Zamora” (1300), generale dei Domenicani. La “schola cantorum” venne ricomposta nel 1936 con pezzi dal V al IX secolo, come pure, nell’abside, la “cattedra episcopale”; nel catino, “Cristo assisto sul monte, circondato dagli apostoli”, affresco di Taddeo Zuccari (1560), restaurato da Vincenzo Camuccini nel 1836, che ripete il tema dell’antico mosaico. Navata destra, lungo le pareti, tracce di pitture del V e del IX secolo, incassata nel muro, “colonna” del preesistente edificio. Cappella di San Giacinto, affrescata da Federico Zuccari nella volta “Trionfo” e nelle pareti “episodi della vita del santo”; all’altare, “Vergine e San Giacinto” (1600) di Lavinia Fontana, prototipo per l’iconografia del santo. “Monumento funebre del cardinale Auxia” (1484) di scuola di Andrea Bregno. In fondo alla navata, una scala scende a un edificio in laterizio (III secolo) e agli avanzi di un altro a colonne di età repubblicana. Navata sinistra, Cappella d’Elci o di Santa Caterina, su architettura di Giovanni Battista Contini (1671): “Madonna del Rosario” del Sassoferrato (1643); nei pennacchi, affreschi con episodi della vita di Santa Caterina; nella volta, “Trionfo della santa” di Giovanni Odazzi.

ORARI E INDIRIZZI:
Piazza Pietro d’Illiria, 1 - Aperta tutti i giorni dalle ore 7:15 alle ore 20:00 - Per informazioni Tel. 06.579401

COME ARRIVARCI:
BUS 51, 81, 85, 87, 118, 160, 628, 715 (fermata GRECA)

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