Oratorio dei Filippini

(Facciata dell'Oratorio dei Filippini / Foto di Jensens)

Oratorio dei Filippini

L’Oratorio dei Filippini, si trova accanto alla Chiesa Nuova, in gran parte borrominiano, per la cui costruzione fu abbattuta la chiesa di Santa Cecilia a Monte Giordano o “de Turre Campi”, consacrata da papa Callisto II nel 1123. I lavori per la nuova residenza dei religiosi iniziarono nel 1621 partendo dalla sagrestia, cosa che condizionò l’ubicazione e la distribuzione planimetrica dell’edificio, la cui realizzazione fu affidata nel 1637 a Francesco Borromini, con Paolo Marucelli poi ritiratosi; alla sua direzione (fino al 1643) vanno ascritti l’oratorio, le due sale ellittiche del refettorio e di ricreazione, la biblioteca, i due cortili e, nel 1647-1649, le abitazioni degli oratoriani e la Torre dell’Orologio. Camillo Arcucci, che subentrò a Borromini nel 1650-1666, completò le ali verso Monte Giordano e su via della Chiesa Nuova, ampliò la biblioteca e curò la sistemazione urbanistica della zona circostante, con la costruzione delle case che fronteggiavano la chiesa sulla piazza e di quelle su via della Chiesa Nuova. All’interno del Palazzo, l’Oratorio o sala Borromini" (1637-1640), destinato all’Oratorio secolare, istituzione filippina nella quale alla recitazione di sermoni sacri si alternava l’esecuzione di musiche polifoniche. Gli ambienti del palazzo sono distribuiti intorno ai tre Cortili: attorno al primo, più piccolo, si dispongono su due piani i locali ‘pubblici’; intorno al secondo, detto degli Aranci, gli ambienti destinati ai religiosi; attorno al terzo, posto dietro l’abside della chiesa e adiacente al refettorio, le cucine e i servizi. Tra il secondo e il terzo cortile è il Refettorio, elegantissima sala ellittica coperta da volta lunettata: nell’ambiente antistante sono i due magnifici lavamani di marmo bianco e cipollini disegnati da Borromini. I Filippini occupano soltanto l’ala su via della Chiesa Nuova, mentre il resto del complesso è sede di istituzioni culturali. Dal primo cortile, lo scalone (a destra di questo è sistemata l’Emeroteca romana, che raccoglie quasi tutti i giornali romani dal ‘700 a oggi) sale al primo piano e all’Archivio capitolino, qui trasferito nel 1922 e composto di quattro sezioni; in fondo al corridoio, “Miracolo di Sant’Agnese”, modello in stucco di Alessandro Algardi per la pala marmorea (non eseguita) nella chiesa di Sant’Agnese in Agone. I locali sopra la navata sinistra della chiesa sono occupati dalla Biblioteca romana, che riunisce testi esclusivamente di argomento romano e carte topografiche della città e della Campagna. Al secondo ripiano dello scalone, “Incontro di San Leone Magno con Attila”, modello in stucco di Alessandro Algardi per la pala marmorea in San Pietro. Al secondo piano è la Biblioteca Vallicelliana, la più antica tra quelle romane aperta al pubblico, che origina dal lascito testamentario di Achille Estaço e che comprende 118.040 volumi, 2549 manoscritto, 449 incunaboli e circa 7000 cinquecentine. Il salone che la ospita fu realizzato da Borromini (1642-1644) che disegnò le scaffalature lignee con ballatoio su balaustri cui si accede mediante scale a chiocciola nascoste dagli angoli convessi, e il soffitto a lacunari.

ORARI E INDIRIZZI:
Via della Chiesa Nuova, 18 - Per visita e informazioni Tel. 06.6893868

COME ARRIVARCI:
BUS 40, 46, 62, 64, 190F, 916, 916F (fermata CHIESA NUOVA) 30, 70, 81, 87, 492, 628 (fermata RINASCIMENTO)

LINK ESTERNI:

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(Torre dell'Orologio, Edicola "Madonna col Bambino" / Foto di Krzysztof Golik licensed under CC BY-SA 4.0)

Torre dell'Orologio

Il fianco del Palazzo dei Filippini su via dei Filippini è improntato, per espressa volontà dei Padri, alla massima umiltà di forme e materiali, mentre all’estremità rivolta verso via del Governo Vecchio esplode questo episodio architettonicamente e urbanisticamente clamoroso (1647-1649), plasmato da superfici alternativamente concave e convesse e culminante nell’aereo coronamento in ferro battuto che sostiene le tre campane: sotto il quadrante, edicola con la “Madonna della Vallicella” in mosaico (1657), forse su disegno di Pietro da Cortona; un’altra edicola (1756) con “angeli” in stucco di Tommaso Righi e “Madonna col Bambino” di Antonio Bocchierai, è nel cantonale concavo stretto da due paraste giganti.

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